Sweech

Sweech-Logo
videogiochi e aggressività

Videogiochi e aggressività: esiste davvero un nesso causa effetto?

Fin dall’apparizione dei videogiochi, molte ricerche scientifiche sono state incentrate esclusivamente su una visione negativa dei loro effetti. Spesso influenzata da preconcetti e cliché. Ancora oggi, assistiamo a frequenti dibattiti, tra diverse parti, sui presunti possibili danni, particolarmente nei giovani. Si accusano i videogiochi, tra l’altro, di generare aggressività e favorire la violenza giovanile. Ma esiste davvero questa emergenza?

Esponiamo una rassegna, non certo esaustiva, della letteratura scientifica disponibile su questo tema.

Videogiochi e aggressività: tutta colpa dei videogiochi!

Teoria ancora oggi abbastanza diffusa è che alcuni videogiochi possano causare comportamenti aggressivi e violenti, soprattutto nei giovani. In effetti, gran parte dei titoli maggiormente utilizzati contiene una qualche forma di violenza. È quindi lecita la preoccupazione di molti che l’uso abituale di questi videogiochi sia diseducativo e favorisca comportamenti anomali.

In verità, si tratta di una preoccupazione da sempre connessa al mondo videoludico. Gli studi classici, dagli anni ’50 in poi, hanno correlato i videogiochi violenti ad aumento di aggressività e violenza.

 

Le accuse ai fumetti……

Questa immagine di negatività ha colpito, nel tempo, anche altri media. Da ricordare la “Golden Age” dei fumetti americani (1938-1954). Lo psichiatra Fredric Wertham, nel saggio “La seduzione dell’innocenteaccusava i fumetti di essere responsabili di comportamenti devianti giovanili. Gli studi di Wertham, rivelatisi discutibili, avevano innescato il moral panic, ovvero il panico da presunta perdita di valori morali. Conseguentemente, nel 1954, l’industria dei fumetti dovette adottare un Codice di autocensura dei contenuti violenti, vigente fino agli anni 2000. I fumetti erano diventati il capro espiatorio del gap generazionale dell’epoca!

 

…… e ai videogiochi

Anche ai videogiochi è toccata la sorte dei fumetti. Le ricostruzioni mediatiche, semplicistiche e strumentali, di alcuni drammatici eventi di cronaca, avevano indotto maggiormente il pubblico alla stigmatizzazione dei videogiochi come causa scatenante di criminalità. Si ricordano le sparatorie nella Columbine High School nel 1999 e quella nella scuola tedesca di Winnenden del 2009. E le sparatorie alla scuola Sandy Hook (2012), all’Olympia Mall di Monaco (2016) e alla Stoneman Douglas High School (Florida-2018). E altre avvenute nel 2019. Poiché alcuni responsabili dei crimini si dichiararono fan di videogiochi violenti, si consolidò il presunto legame di causa ed effetto tra videogiochi, violenza, aggressività.

Ebbene, gli studi su questi tragici eventi non hanno fornito prove di collegamenti diretti con i videogiochi violenti. 

Occorre sottolineare che anche le proteste popolari in Francia di giugno 2023 sono state imputate all’uso dei videogiochi. Il Presidente francese ha affermato che i giovani emulavano la violenza dei giochi che “intossicano” la mente dei giovani francesi.

Tutta colpa dei videogiochi!!

 

Videogiochi e aggressività rimane un tema controverso

Ma il contenuto del videogioco può scatenare diseducazione, aggressività e violenza anche nella vita reale? Si tratta di un rinnovato “moral panic”, o esiste effettivamente una correlazione tra videogiochi violenti e aggressività nella realtà quotidiana?

Sono dubbi da non sottovalutare, soprattutto per i più giovani, più facilmente influenzabili. Il rapporto annuale di IIDEA riporta che in Italia, nel 2022, i videogiocatori minorenni (6-17 anni) sono stati il 19,1%.

Esaminiamo quanto riportato nella letteratura scientifica che evidenzia opinioni contrastanti degli esperti su videogiochi e aggressività.

 

L’aggressività si apprende dai videogiochi violenti

Fin dagli anni ’70, gli studi scientifici partivano dal presupposto che i comportamenti aggressivi si potessero apprendere da modelli di riferimento. Per questo, tendevano ad indagare se gli utilizzatori di videogiochi violenti potessero imparare e riproporre nella realtà il loro contenuto.

Secondo alcuni Autori, il contenuto violento di tutti i media può influenzare comportamenti ed emozioni, ma i videogiochi presentano un rischio potenzialmente maggiore. Sono tre le motivazioni. La prima è il tipo di fruizione: nel videogioco, il giocatore non è spettatore passivo. Controlla attivamente il proprio personaggio, compiendo in prima persona i comportamenti aggressivi. Il secondo motivo è che i giocatori hanno maggiori probabilità di identificarsi con i personaggi del videogioco. Questo non è altrettanto possibile con uno spettacolo televisivo. Ultimo aspetto è che nei videogiochi le azioni violente spesso vengono premiate e, quindi, incentivate. I programmi televisivi, invece, non prevedono una ricompensa al telespettatore. Stando a questi studi, sarebbero proprio gli alti livelli di immedesimazione e coinvolgimento tipici dei videogiochi a renderli più condizionanti.

Altri studi affermano che i videogiochi favorirebbero la desensibilizzazione emotiva alla violenza e la riduzione dei comportamenti pro-sociali.

 

Call of Duty
Gameplay di Call of Duty: un videogioco sparatutto spesso additato come “troppo violento”

 

Le revisioni della letteratura scientifica in merito a videogiochi e aggressività

Le argomentazioni sopraesposte sono tra quelle più frequentemente citate per sostenere che i videogiochi violenti influenzino l’aggressività dei giocatori. Ma recenti revisioni delle prove sperimentali suggeriscono che gli studi non hanno dimostrato collegamenti sostanziali tra contenuti violenti e aggressività. Né a breve né a lungo termine.

Un lavoro di revisione è quello di Drummond (2020), docente di psicologia presso la Massey University in Nuova Zelanda. L’Autore ha confrontato 28 studi indipendenti già eseguiti su circa 21.000 giovani. L’obiettivo era valutare se risultasse che giocare ai videogiochi violenti per oltre tre mesi consecutivi generasse comportamenti aggressivi. È emerso che l’impatto dei videogiochi su questi atteggiamenti era minimo e non significativo. Le ricerche esaminate mostravano una correlazione statistica tra videogiochi e aggressività vicina allo 0%. In altri termini, giocare a questo tipo di titoli non porta l’utente a replicare nella realtà le azioni dei videogiochi.

Nel 2020, l’American Psychological Association ribadiva l’insussistenza di evidenze scientifiche sufficienti di un nesso causale tra videogiochi violenti e comportamenti violenti. E già nel 2017 aveva esortato politici e media ad evitare collegamenti, non supportati scientificamente, tra videogiochi violenti e crimini. Affermava inoltre che i comportamenti aggressivi generati in determinate situazioni dai videogiochi erano moderati e diversi dalla violenza verso altri. Tuttavia, alcuni studiosi criticarono questa dichiarazione.

 

Le lacune metodologiche delle ricerche passate sulla correlazione tra videogiochi e aggressività

Altre revisioni della letteratura hanno evidenziato lacune metodologiche in numerosi studi sostenitori di una relazione fra videogiochi violenti e aggressività.

Una meta-analisi pubblicata nel 2007 da Ferguson, ha riesaminato le ricerche compiute dal 1995 sui videogiochi violenti. Cioè dall’anno in cui i videogiochi hanno avuto maggiore diffusione e scene di violenza più realistiche. L’analisi ha rivelato che molte di queste ricerche presentavano errori di indagine, metodologia discutibile, informazioni parziali. In sostanza, non fornivano risultati sufficienti a confermare un effetto emotivamente disturbante da parte dei videogiochi violenti.

Inoltre, secondo alcuni esperti, gli studi trascuravano l’impatto dei fattori psicologici, genetici, sociali e della personalità sul comportamento aggressivo. Quando questi fattori sono stati considerati, non è più emersa una chiara relazione causale tra videogiochi e azioni aggressive.

E ancora, diversi studiosi evidenziano che quelle teorie erano basate su studi di laboratorio scollegati dalla vita reale. E, soprattutto, partivano dalle conclusioni per poi giustificarle, invertendo il percorso previsto dal metodo scientifico.

 

L’aggressività nasce da fattori estranei ai videogiochi

Diverse ricerche suggeriscono che l’aggressività dipenderebbe da fattori estranei all’esperienza videoludica in sé.

Alcune tesi ipotizzano che il legame tra videogiochi violenti e aggressività sarebbe dovuto alla competizione e a fattori ambientali. Non al tipo di contenuto. Infatti, diverse variabili di natura sociale, familiare, di istruzione ed economica evocano risposte diversificate e soggettive. In un ambiente familiare non violento, i ragazzi che giocano a videogiochi violenti non diventano aggressivi né criminali.

Alcuni psicologi hanno sostenuto che la predisposizione all’aggressività è genetica e può essere influenzata dalle condizioni di vita familiare, lavorativa e sociale. La violenza presente nei videogiochi potrebbe, cioè, condizionare chi ha predisposizioni genetiche ad essa, ma non ne è causa diretta.

La letteratura sembra anche suggerire che la relazione tra videogiochi violenti e aggressività esiste soprattutto in condizioni di gioco problematico. È l’abuso a creare i problemi.

 

Videogiochi e aggressività: gli studi sugli effetti a lungo termine

Gran parte delle ricerche sull’effetto dei videogiochi violenti su empatia e aggressività non valuta tali effetti a lungo termine. Diversamente, un gruppo di ricercatori tedeschi ha condotto uno studio in tal senso (2017). Hanno esaminato un campione di utilizzatori abituali di videogiochi FPS (da almeno quattro anni, almeno due ore al giorno). Questi soggetti sono stati affiancati ad un gruppo di controllo di non-giocatori. I partecipanti sono stati sottoposti a test psicologici ed emozionali, per misurare i livelli di aggressività ed empatia. E anche ad una Risonanza Magnetica funzionale (fMRI), per osservare anche l’attività cerebrale. Non sono risultate differenze significative nei livelli di aggressività ed empatia tra giocatori assidui e non-giocatori. Quindi, non ci sarebbero effetti a lungo termine sull’empatia e l’aggressività in chi utilizza videogiochi violenti assiduamente e a lungo.

 

GTA V
Tanto amato quanto criticato, GTA viene spesso chiamato in causa quando si parla di violenza nei videogiochi

 

Gli studi su GTA V e The Sims 3

Alle stesse conclusioni è giunto uno studio tedesco pubblicato nel 2018. Ha esaminato gli effetti a lungo termine di GTA V, particolarmente violento, e The Sims 3, simulatore di vita reale. I soggetti esaminati erano adulti e divisi in tre gruppi (GTA, The Sims, non-giocatori). I giocatori hanno giocato quotidianamente, per almeno 30 minuti, per due mesi consecutivi. Il gruppo GTA V non aveva subito influenze significative sui livelli di aggressività e di empatia. Né su relazioni interpersonali, impulsività, ansia, umore e controllo esecutivo. Pertanto, i videogiochi violenti non sembrano avere conseguenze significative a lungo termine negli adulti, neppure con esposizione quotidiana. Gli Autori auspicano comunque ulteriori studi su utilizzatori di ogni età.

 

Ma perché i videogiochi violenti attraggono di più?

L’elenco dei titoli additati negli anni come responsabili di aggressività e violenza è lungo. Perché questo genere di videogiochi sembra attrarre più degli altri? Perché GTA, Fortnite, COD e simili sono così popolari?

Uno studio pubblicato su Motivation Science da psicologi dell’Università di Sydney, suggerisce che i videogiochi violenti piacciono molto perché consentono di soddisfare i bisogni psicologici primari: senso di appartenenza, autostima, senso di controllo ed esigenza di una vita socialmente dignitosa.

 

Videogiochi e aggressività: il ruolo della famiglia

Il ruolo della famiglia è fondamentale per prevenire l’uso disfunzionale dei videogiochi, soprattutto in tema di violenza e aggressività. Un aiuto può essere la conoscenza del metodo di classificazione europeo PEGI (Pan European Game Information). Raggruppa i videogiochi in cinque categorie di età e otto tipi di contenuto, con l’obiettivo di aiutare i genitori nell’acquisto. In base al contenuto, sulla confezione del videogioco viene riportata l’età consigliata. Va però tenuto conto che è uno strumento informativo e non risolutivo. Non è consigliabile affidarsi totalmente ad esso per la scelta.

 

Non tutti i videogiochi sono violenti: i “wholesome games

Molti sviluppatori realizzano oggi videogiochi che rinunciano a dinamiche violente. Preferiscono privilegiare il racconto favolistico, il dialogo, le interazioni con i personaggi e contenuti simili. Questo genere di titoli è sempre più numeroso. Ad esempio, Steam ha realizzato anche nell’estate 2023, l’evento annuale Wholesome Direct, presentando numerosissimi “wholesome games”, cioè videogiochi “sani”. Sono di recente commercializzazione anche videogiochi in cui storia e protagonista sono influenzati dalle scelte morali del giocatore.

 

Videogiochi e aggressività: per riassumere

Assistiamo ancora ad accese discussioni tra studiosi, psicologi, politici e genitori sugli ipotetici effetti nocivi dei videogiochi, particolarmente sui giovani. Tra le diverse questioni sollevate, troviamo l’aggressività e la violenza. Ma queste preoccupazioni sono davvero legittime e oggettivamente giustificate?

I nuovi studi vengono affrontati con un’ottica diversa rispetto a quella tradizionalmente orientata alle criticità. Hanno ridimensionato di molto i pregiudizi e i toni allarmistici, troppo spesso enfatizzati dai media. Non sono state finora raccolte sufficienti prove scientifiche né statistiche, sul nesso causale tra videogiochi violenti, aggressività e violenza giovanile. È verosimile che queste siano da associare a fattori molto più complessi e di diversa natura. Le ricerche su questo complicato argomento devono comunque essere ulteriormente approfondite, anche in rapporto all’evoluzione dei videogiochi.

Certo è che debbano essere usati con moderazione e consapevolezza degli eventuali rischi, distinguendo bene l’uso dall’abuso. Il ruolo della famiglia è di fondamentale importanza.

Tuttavia, è opportuno tenere conto delle importanti potenzialità positive, benefici e opportunità di questo medium, applicato ormai da tempo in diversi ambiti. Per approfondire questi temi: Benefici dei Videogiochi ed effetti positivi sulla persona; Video Game Therapy e Salute Mentale: curare giocando; Gamification e sanità: in futuro ci cureremo giocando?; Videogiochi Terapeutici in supporto alle terapie riabilitative motorie

Lascia il tuo commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *