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Video Game Therapy e Salute Mentale: curare giocando

La Game Therapy comprende anche la Video Game Therapy, cioè l’utilizzo dei videogiochi come opzione di trattamento della Salute Mentale. Scopriamo insieme di cosa si tratta e quali benefici si possono riscontrare.

 

Cos’è la Video Game Therapy?

È una tipologia di Game Therapy applicata ai percorsi di psicoterapia. Si applica mediante l’impiego di specifici videogiochi come strumenti terapeutici, educativi e riabilitativi.

Risulta efficace soprattutto nei bambini, ma anche negli adolescenti e negli adulti.

Tuttavia, la Video Game Therapy non costituisce una terapia a sé stante né un sostituto della cura standard. È uno strumento di supporto ad un percorso psicoterapeutico già in corso. Può essere gestita solo da professionisti sanitari adeguatamente formati.

I campi di applicazione della Video Game Therapy sono oggi molteplici: dall’ambito psichiatrico (psicosi, disturbi dell’umore), a quello riabilitativo cognitivo.

 

Video Game Therapy e riabilitazione cognitiva

I contesti terapeutici di intervento possono essere: attenzione, concentrazione, memoria, cognizione spaziale, creatività, plasticità del sistema visivo. E anche funzionamento esecutivo, velocità di elaborazione cognitiva, ragionamento fluido, linguaggio.

 

Video Game Therapy e disturbi da deficit di attenzione/iperattività e impulsività

Alcuni studi evidenziano che una serie di videogiochi innovativi, connessi a dispositivi di biofeedback, possono aiutare i bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e impulsività, nei quali il trattamento psicofarmacologico convenzionale si è rivelato inefficace nella riabilitazione.

I bambini con diagnosi di ADHD accusano disattenzione, momenti di distrazione lunghi e frequenti, difficoltà di concentrazione e di memoria. Si annoiano facilmente e vivono con frustrazione le attività più noiose e impegnative come lo studio. Questo comporta la conseguente accentuazione di comportamenti ansiosi e impulsivi e mancanza di autocontrollo.

Di conseguenza, il rendimento scolastico è inferiore rispetto alla loro capacità intellettuale.

I videogiochi tradizionali non rilevano i momenti di disattenzione e pertanto il bambino o l’adolescente non ne ha percezione.

Invece, nei neurofeedback games, i feedback immediati “segnalano” i cali di attenzione, o lo stato di eccitazione e di ansia. Aumenta così la frequenza cardiaca, provocando difficoltà a proseguire nel gioco.

In questo caso, il bambino, per continuare a giocare, è costretto a mantenere costante l’attenzione in modo controllato e volontario. O ad adottare velocemente strategie utili per calmare l’ansia e l’impulsività.

Con l’utilizzo, i cambiamenti diventano automatici e duraturi. Favoriscono miglioramenti del rendimento scolastico, della socialità, della motivazione e, soprattutto, della gestione più naturale delle emozioni nella vita reale.

 

L’utilizzo dei videogiochi, sotto la supervisione di un adulto, può portare molteplici risvolti benefici sui giovani

 

Video Game Therapy e benefici terapeutici negli anziani

Diverse sperimentazioni hanno rilevato effetti terapeutici favorevoli di questi strumenti nel ridurre la depressione e il declino mentale tipico dell’invecchiamento. Verosimilmente perché giocare ai videogiochi implica concentrazione, attenzione, coordinazione occhio-mano, memoria, rapidità decisionale e di reazione.

Una ricerca ha dimostrato riduzione dei sintomi patologici in anziani dopo trattamento videoludico, più veloce dei soggetti curati con antidepressivi.

Un’altra ricerca ha evidenziato che gli anziani trattati con videogiochi camminano più velocemente e con maggiore equilibrio. Si riducono perciò le cadute, eliminando così l’inattività fisica e la conseguente depressione.

In un altro studio statunitense, un gruppo di anziani è stato sottoposto ad esercizio interattivo con cybercyclette. I benefici cognitivi (attenzione, memoria, capacità programmatoria e problem solving), sono risultati maggiori rispetto al gruppo allenato con cyclette tradizionale. Inoltre, è risultato rallentato il decadimento cognitivo lieve (MCI).

Quindi, i videogiochi interattivi, in cui l’attività fisica si combina con quella ludica, procurano agli anziani benefici cognitivi e fisici. 

 

Video Game Therapy e contesti psicoterapeutici

In generale, i videogiochi consentono di stabilire un’efficace relazione paziente-terapeuta, in particolare con i giovani. Per questo, una delle aree che ne possono beneficiare è quella delle sedute terapeutiche. Infatti, insieme alla psicoterapia, l’utilizzo del gioco è sempre più integrato nella loro pratica.

 

Video Game Therapy e disturbi alimentari/obesità

Alcuni studi hanno valutato l’efficacia terapeutica della Video Game Therapy come complemento alla terapia cognitivo-comportamentale in pazienti con bulimia nervosa.

I risultati hanno dimostrato nel gruppo testato un miglioramento della regolazione emotiva e dell’impulsività. Questo beneficio è risultato maggiore rispetto al gruppo di controllo trattato solo con terapia cognitivo-comportamentale non supportata dal videogioco.

Inoltre, altre ricerche hanno studiato i videogiochi come intervento terapeutico coadiuvante nella lotta contro l’obesità infantile.

Il sovrappeso e l’inattività fisica possono dare origine, in questi bambini, a inizio precoce di malattie cardiache e diabete. Possono essere anche causa di asma, apnee notturne e altri disturbi metabolici, fisici e psicologici.

Il principio è che i bambini sono fortemente motivati a impegnarsi nei videogiochi attivi e piacevoli. Pertanto, videogiocando, si muovono continuamente e svolgono così un esercizio fisico che produce consumo di calorie e calo ponderale.

Vari studi confermano che gli exergames, videogiochi che abbinano gioco ed esercizio fisico, costituiscono un possibile strumento efficace per dimagrire. Aiutano anche a diminuire l’indice di massa corporea (BMI), abbassare la pressione sanguigna e il colesterolo e aumentare l’attività fisica.

Inoltre, sono stati osservati benefici anche a livello psicologico. In particolare, una maggiore autostima, ovvero una maggiore convinzione di essere capaci di adottare un comportamento e ottenere buoni risultati.

Questi risultati suggeriscono che la Video Game Therapy può essere un valido aiuto nella gestione dei disturbi alimentari

 

Video Game Therapy e disturbi mentali dello sviluppo

La sperimentazione della Video Game Therapy nei disturbi mentali dello sviluppo, ha portato all’implementazione di software specifici per ciascuna patologia.

Uno di questi è una realtà virtuale avanzata per pazienti dell’ambito autistico. I giocatori possono vivere un’interazione sociale percepita come non minacciosa, acquistando comportamenti fiduciosi da utilizzare poi nella vita reale.

 

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Un esempio applicativo di Video Game Therapy su un paziente anziano

 

Video Game Therapy e malattia di Alzheimer

Nel trattamento della Malattia di Alzheimer, agli ormai collaudati schemi terapeutici oggi si aggiunge il videogame.

 

Cos’è la Malattia di Alzheimer

La Malattia di Alzheimer è una patologia neurologica degenerativa, cronica e progressiva.

È la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei Paesi sviluppati.

Come stimato dalla Società Internazionale dell’Alzheimer Disease, questa malattia colpisce oggi circa 55 milioni di persone nel mondo. Questo numero sembra destinato a crescere ulteriormente in misura significativa.

In Italia, secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 600mila persone sono malati di Alzheimer.

L’evoluzione del processo degenerativo varia da persona a persona. Produce gravi danni alle cellule cerebrali, causando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento e linguaggio). Arriva a compromettere l’autonomia e la capacità di compiere le normali attività quotidiane.

Il sintomo più precoce è solitamente la perdita di memoria ingravescente, cui si associano altri disturbi quali:

 

  • difficoltà nello svolgimento delle normali attività quotidiane con conseguente perdita dell’autonomia personale;
  • disturbi e impoverimento del linguaggio;
  • disorientamento spazio-temporale;
  • depressione;
  • disturbi del sonno;
  • disturbi comportamentali importanti, come agitazione, deliri e allucinazioni;
  • alterazioni della personalità, con perdita di interesse ai propri svaghi o al proprio lavoro;
  • disinteresse verso la propria sicurezza personale, l’igiene e la nutrizione.

Sono notevolissimi i progressi compiuti negli anni dalla ricerca scientifica in questo ambito.

Tuttavia, ancora oggi non esiste una cura risolutiva per le demenze causate da malattie neurodegenerative.

Al momento, il trattamento prevede interventi farmacologici per rallentare il degrado del tessuto cerebrale. Si aggiungono diversi interventi “ambientali”, per arrestare l’evoluzione del declino funzionale del paziente e per controllare i sintomi non cognitivi.

 

Contributo per la diagnosi precoce tramite realtà virtuale

Secondo studi pubblicati, la Realtà Virtuale darebbe un importante contributo per diagnosticare la malattia con grande anticipo rispetto ai soli test clinici. Una diagnosi anticipata, prima della comparsa dei sintomi conclamati, costituisce un risultato importantissimo.

 

Contributo terapeutico dei videogiochi

Altri studi dimostrano che i videogiochi possono contribuire al miglioramento delle funzioni esecutive e cognitive. Ne beneficerebbero concentrazione, memoria, attenzione, sviluppo positivo dell’autostima e della qualità di vita.

Anche la tecnologia degli exergames viene utilizzata per le demenze e per i malati di Alzheimer. Uno studio, pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience, dimostra che gli exergames hanno indotto in questi pazienti miglioramenti significativi negli esercizi mentali e di memoria dopo allenamenti regolari.

Altre ricerche hanno rilevato che gli anziani allenati con videogiochi interattivi presentano benefici mentali maggiori rispetto ai coetanei allenati tradizionalmente.

Probabilmente i benefici derivano da maggiore stimolo, curiosità e coinvolgimento in questo nuovo tipo di attività ludica e, parallelamente, fisica.

 

Conclusioni

I dati per ora disponibili non sono sufficienti a giudizi decisivi sull’impiego di queste tecnologie negli ambiti della Salute Mentale.

Essi non sembrano avere effetti terapeutici permanenti. Sono ancora da esplorare. Certamente la novità di questa esperienza migliora almeno la qualità della vita e il tono dell’umore dei pazienti.

Ovviamente, è necessario avvalersi di strumenti appositamente studiati per precise condizioni patologiche. Devono inoltre essere applicati nel contesto di più ampi percorsi di trattamento, da professionisti del settore adeguatamente formati.

 

 

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